di Valeria Di Giuseppe Di PAOLO
La copia, cui è esplicitamente dedicato l’articolo XI dello statuto dell’Accademia di Francia del 1666, è il perno della produzione artistica dei pensionnaires e con la sua duplice finalità pedagogica e ornamentale essa è destinata in gran parte alla decorazione delle dimore reali di Luigi XIV. La copia deve interpretarsi come principale congegno di attuazione di quel progetto di rinascita delle arti francesi, ovvero di costruzione di un linguaggio artistico nazionale, attuato dai ministri Colbert e Louvois. Attraverso la riproduzione di tutto ciò che di bello possedeva Roma in antichità e in pittura, unica risorsa dopo il divieto di esportazione promulgato da Innocenzo XI, si aspirava anche al trasferimento dei valori storico-artistici connaturati al patrimonio delle civiltà classiche in un meccanismo di ideale e concreta appropriazione di un primato culturale. Pertanto la copia, che assume una sua identità come oggetto “altro” rispetto al modello pur mantenendone in misura variabile una diretta ed evidente dipendenza, offre una valida chiave di lettura dei rapporti e degli scambi tra Roma e Parigi in un senso che porterà alla celebre espressione «on peut dire que l’Italie est en France, et que Paris est une nouvelle Rome». La copia è strumento ed espressione della volontà centralistica della monarchia francese in politica estera; essa riflette le tappe più significative di questo processo politico e culturale, registrando attraverso la scelta dei modelli la formulazione del nuovo gusto in campo artistico.
THE VALUE OF THE COPY IN THE FRENCH ACADEMY OF ART (1666-1699):
FUNCTIONS, MODELS, DESTINATIONS AND PRACTICES
The copy, explicitly mentioned in the Article XI of the Statute of the Academy of France in 1666, is the essence of the pensionnaires’ artistic production and, with its double educational and ornamental purpose, it is largely destined to the decoration of the royal residences of Louis XIV. The copy must be interpreted as the main mechanism for implementing the project of revival of the French arts, or rather the construction of a national artistic language, carried out by ministers Colbert and Louvois. The reproduction of all the beauty that Rome possessed in antiquity and in painting, the only resource after the export ban enacted by pope Innocent XI, also aimed to transfer the historical-artistic values inherent to the heritage of classical civilizations in a mechanism of ideal and concrete appropriation of a cultural primacy. Therefore the copy, which assumes a different identity compared to the original model even while still maintaining a direct and obvious dependence, offers a valid interpretation of the relations and exchanges between Rome and Paris in a way that will lead to the famous expression "on peut dire que l'Italie est en France, et que Paris est une nouvelle Rome." The copy is the instrument and expression of the French monarchy’s centralist tendency in foreign policy; it reflects the most significant stages of this political and cultural process, which, through its choice of models, records the formulation of the new taste in the arts.