di Claudia Tarallo
Nel 1674 Cristina di Svezia riaprì a Palazzo Corsini alla Lungara la sua Accademia Reale, precedentemente istituita nel 1656. Alla sua corte la sovrana ammise prelati e poeti al fine di creare un consesso di eruditi in grado di esibire il suo mecenatismo culturale.
Attraverso specifici documenti, soprattutto i due manoscritti Ott. lat. 1744 e Ott. lat. 2140 della Biblioteca Apostolica Vaticana, possiamo iniziare la nostra ricognizione sulla storia e sulle caratteristiche di questa importante accademia: questi documenti non offrono però un quadro completo della situazione poiché si riferiscono a un breve segmento della storia dell’accademia. Nel ms. Ott. lat. 1744 sono conservati i testi che furono letti in accademia dal novembre 1674 al dicembre 1675; nel ms. Ott. lat. 2140 troviamo invece un’incompleta e scorretta lista di accademici del 1674, 1675 e 1679. Sappiamo che l’Accademia Reale terminò le sue riunioni all’indomani della morte della regina di Svezia, avvenuta il 19 aprile 1689: è evidente dunque che i due manoscritti vaticani documentano solo una piccola parte della storia del consesso. Esplorando carteggi inediti e altri scritti, possiamo ampliare le nostre conoscenze: in tal senso il carteggio intercorso fra Francesco Redi e Stefano Pignatelli, erudito romano e figura di spicco all’interno dell’accademia di Cristina, fornisce un valido aiuto.
Dai dati in nostro possesso, emerge il ruolo rilevante assunto dai gesuiti nel circolo della Regina di Svezia. Fin dal suo arrivo a Roma, Cristina fu in stretto contatto coi più noti esponenti della Compagnia di Gesù: Alessandro VII le pose infatti accanto il cardinale Sforza Pallavicino, le cui opere concernevano la letteratura sacra e assumevano, quale punto di riferimento stilistico e morale, Francesco Petrarca.
Per esemplificare il nuovo corso della letteratura italiana in questo scorcio di secolo, possiamo esaminare una poco nota antologia poetica allestita da Stefano Pignatelli, il quale raccolse unicamente poesie di argomento sacro e morale, evitando esplicitamente la poesia amorosa. Il suo programma letterario è di certo espressione degli interessi della regina e dei membri della sua accademia.
Guardando alla composizione dell’Accademia Reale, notiamo poi una significativa presenza di fiorentini, segno del grande apprezzamento che la regina manifestò sempre per la cultura del Granducato e dell’interesse che la sovrana ebbe nei confronti dell’Accademia della Crusca. Per questa ragione abbiamo scelto di analizzare l’importante trattato di poetica di Benedetto Menzini intitolato Arte poetica, pubblicato nel 1688. Con quest’opera Menzini vuole approntare il manuale per il poeta classicista, partendo dall’esempio di un testo di riferimento quale è l’Ars poetica di Orazio. Egli dichiara di aver scritto il suo trattato per rispondere alle censure rivolte alla poesia italiana dal francese Nicolas Boileau con la sua Art poetique. Menzini vuole difendere la poesia italiana dalle accuse di decadenza provenienti dalla Francia, ma per fare ciò è necessario rompere qualsiasi legame con la scomoda eredità del Barocco e ripristinare un canone di autori classicista che si dovrà per questo imperniare sulle tre figure di Petrarca, Tasso e Chiabrera.
L’Accademia Reale di Cristina di Svezia è considerata unanimemente il progenitore dell’Arcadia. La relazione fra queste due importanti accademie non è però così stretta come spesso suole apparire. L’assoluta predominanza dei temi sacri e morali nella produzione letteraria dei poeti di Cristina appare piuttosto distante dalla poetica galante, musicale e preziosa promossa da Crescimbeni durante il suo lungo custodiato in Arcadia. Per questo motivo la storia dell’Accademia Reale nella Roma tardo barocca merita di essere studiata nel suo complesso e non solo come momento preliminare alla nascita della più duratura Arcadia.
Discussing poetry in late Baroque Rome
Men of letters in Christine of Sweden’s Royal Academy
In 1674 Christina of Sweden reopened in Palazzo Corsini alla Lungara her Royal Academy, formerly established in 1656. At her court she admitted prelates and poets in order to create an erudite reunion in which she could demonstrate her cultural patronage.
Through specific documents, such as the two manuscripts of the Vatican Library, Ott. lat. 1744 and Ott. lat. 2140, we are able to start our recognition on the history and the features of this important academy: however these survivors documents are not completed and, referring to a little segment of the hole history of the academy, they appear inadequate. In ms. Ott. lat. 1744 we can read the texts of the speeches recited in the Royal Academy from November, 11th 1674 to December, 16th 1675; in ms. Ott. lat. 2140 we find an incomplete and incorrect list of academy’s members of 1674, 1675 and 1679. Royal Academy finished its meeting after the queen’s death in April, 19th 1689: so it’s evident that the documentation gives only partial information. Exploring unpublished letters and other writings we can however increase the framework of our knowledge: in particular we could take advantage of letters of Francesco Redi’s correspondents, such as those of Stefano Pignatelli, dear friend of the Florentine physician and leading member of the Royal Academy in Rome. The member’s list offered by ms. Ott. lat. 2140 exemplifies a certain feature of this academy: the relevant role assumed by Jesuits. Since when Christina arrived in Rome, she was in touch with the most important exponents of the Compagnia di Gesù: Alexander VII in fact put beside her the Jesuit Cardinal Sforza Pallavicino whose literary works were devoted to moral and sacred literature and took as laic point of reference Francesco Petrarca.
To exemplify the new path on which the Italian literature decided to walk in the last quarter of the 17th Century, we could examine a little known poetic anthology arranged by Stefano Pignatelli. He collected in fact only sacred and heroic poetry, expressly stating he wants to avoid erotic texts. His program is certainly expression of the interests of the queen and of all the members of her academy.
Then, looking at the composition of the Royal Academy we noticed a significant presence of Florentine poets. This presence had undoubted consequences on the literary discussions in the Royal Academy: the tight proximity of these poets and of the Queen too to the linguistic ideas expressed by the Florentine Accademia della Crusca is of course a sign of the great influence that the Florentine culture had on Royal Academy’s life and tendencies.
For this reason we decided to analyze the important poetic treatise Arte poetica published by Benedetto Menzini in 1688. With this work Menzini conveys his poetic ideas in order to prepare a manual for the perfect classicistic poet. Ars poetica by Orazio is the starting point of his argument: he declares to write his treatise to reply to Nicolas Boileau’s Art poetique written to counteract the primacy of the Italian Literature. Menzini wants to defend the great Italian literature but to do so it’s necessary to break every bond with the previous baroque literature and rediscover the good canon represented by Petrarca, Tasso and Chiabrera.
Christina of Sweden’s Royal Academy preludes to the foundation of Accademia dell’Arcadia. However the real relation that certainly links these two experiences is not so close as usually is considered. The absolute predominance of sacred and moral themes in the production of the Queen of Sweden’s poets is quite far from the more light, musical, and precious poetry promoted by Crescimbeni during his long and fundamental custodiato. For this reason the phenomenon of this academy of the late Baroque Rome is worth to be studied as whole and not only as an anticipation of the more lasting Arcadia.