Sedi

Da giugno 2015 la Fondazione 1563 è stata trasferita in piazza Bernini, nell'ottocentesco palazzo dell'Educatorio Duchessa Isabella. L’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo ha così lasciato la storica sede di Vigna di Madama Reale, riunendo in un solo edificio l’intero patrimonio documentale.

I dipinti

  • F1563 Oratorio 01 Ardente Conversione

    Conversione di San Paolo, 1580

    Alessandro Ardente (Firenze, prima metà del Cinquecento / Torino 1595)

    Collezione Intesa Sanpaolo - Olio su tel, 354,5 x 230,5 cm

    Paolo, nato a Tarso (odierna Turchia) nel 5-8 d.C., era un giudeo con cittadinanza romana cresciuto a Gerusalemme, convinto persecutore dei cristiani. Nel 35 d.C., mentre era diretto a Damasco per arrestare i cristiani del posto, ebbe la folgorante apparizione di Cristo. Paolo, accecato dalla luce della visione divina, cadde a terra e si convertì al Cristianesimo. Tre giorni dopo, a Damasco, Cristo inviò Anania a restituirgli la vista (dagli Atti degli apostoli, 9,1-19).

    Il quadro, collocato sull’altare dell’Oratorio nel 1580, fu commissionato dalla Compagnia al faentino Ardente, pittore e scultore della corte sabauda. È un’affollata composizione in cui la luce “scolpisce” i personaggi avvolti dalle tenebre. La tela, raffigurante l’attimo in cui il santo «fu scelto da Cristo per propagare in tutto il mondo la santa fede», divenne il punto di partenza del nuovo ciclo pittorico ordinato dalla Compagnia nel 1663, su progetto iconografico del letterato Tesauro.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione

  • F1563 Oratorio 02 Caravoglia Santa-Tecla

    San Paolo accompagna Santa Tecla nella casa di Trifena, 1675 / 1676 circa

    Giovanno Bartolomeo Caravoglia (Marentino 1615 / Torino 1692)

    Collezione Intesa Sanpaolo - Olio su tela, 308,4 x 204,5 cm

    “Tecla, vergine protomartire, convertita da san Paolo, fa diventare la casa di Trifena un rifugio di santità con l’esempio e la vita in comune” (dagli scritti di Basilio di Seleucia). La conversione al Cristianesimo e la scelta di castità di Tecla avvennero durante la predicazione di san Paolo a Iconio (in Turchia) nel 47 d.C. Il santo protegge Tecla con la croce, allontanandola dall’avida madre, pronta a cederla alle molestie di un ricco spasimante, e la conduce dalla ricca Trifena che, colpita dalla sua devozione, si convertirà al Cristianesimo.

    Il quadro, tra i più tenebrosi di Caravoglia, rimanda alla Casa del soccorso delle vergini, ente gestito dal 1595 dalla Compagnia di San Paolo per tutelare le giovani meno abbienti, garantendo loro l’istruzione e la dote per il matrimonio. Fu committente del dipinto il consigliere del Municipio di Torino Ottavio Fontanella, la cui famiglia era legata alla Casa del soccorso delle vergini sin dalle origini di tale istituzione.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione

  • F1563 Oratorio 03 Caravoglia Vergine-morente

    San Paolo portato alla Vergine morente, 1663/1664 circa

    Giovanno Bartolomeo Caravoglia (Marentino 1615 / Torino 1692)

    Olio su tela, 309,6 x 200,7 cm - Collezione Intesa Sanpaolo

    “Paolo e i compagni (apostoli), riuniti per volere divino, offrono preghiere alla beata Vergine morente” (dagli Annales ecclesiastici di Cesare Baronio, anno 48 d.C.).
    Il quadro raffigura san Paolo portato miracolosamente in volo da quattro angeli nella casa dove la Vergine Maria sta morendo assistita dagli apostoli e dalle pie donne. San Paolo e gli apostoli, riuniti per rivolgere preghiere alla Madonna, costituirono per Tesauro la «prima congregazione della beata Vergine».

    Il quadro è coevo al San Paolo rapito al terzo cielo di Dauphin (qui esposto), da cui è influenzato sul piano stilistico. Celebra la Congregazione della Vergine Annunciata, istituita dalla Compagnia di San Paolo per promuovere a Torino il culto della Madonna, negato dai protestanti. Committente della tela fu Giorgio Turinetti, Primo Presidente delle Finanze dello Stato, che dal 1659 al 1663 diresse il cantiere della Reggia di Venaria Reale con Amedeo di Castellamonte.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione
  • F1563 Oratorio 04 Caravoglia Eucarestia

    San Paolo celebra l'Eucarestia, 1676 circa

    Giovanno Bartolomeo Caravoglia (Marentino 1615 / Torino 1692)

    Olio su tela, 314,6 x 196,4 cm - Collezione Intesa Sanpaolo

    “Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore” (dalla Prima lettera ai Corinzi, 11,27, di san Paolo, 53-55 d.C.).
    Il dipinto raffigura san Paolo sacerdote che amministra il sacramento dell’Eucaristia secondo la Chiesa Cattolica nel momento in cui, durante la preghiera, il pane si converte nel corpo di Cristo grazie all’azione dello Spirito Santo.

    Il quadro celebra la «frequenza de’ santi sacramenti», una delle principali attività dei confratelli sanpaolini, che partecipavano ogni giorno al sacramento dell’Eucaristia (sostituito dai protestanti con la Santa Cena). Nel 1686 la tela, in origine rettangolare, fu centinata (la stessa modifica venne realizzata sul dipinto di Sacchetti, qui esposto). La forma centinata, tipica delle pale d’altare, evidenziava in Oratorio i quadri dedicati alle due più importanti attività della Compagnia. Fu donato dal ricco banchiere Giuseppe Nicola Vittone.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione

  • F1563 Oratorio 05 Dauphin Terzo-cielo

    San Paolo rapito al terzo cielo, 1663 / 1664 circa

    Charles Dauphin (Metz 1625/1628 circa / Torino 1678)

    Olio su tela, 308,5 x 204,5 cm - Collezione Intesa Sanpaolo

    “Fu rapito in paradiso e udì parole arcane che a nessuno è permesso pronunciare” (dalla Seconda lettera ai Corinzi, 12,4, di san Paolo, 56 d.C.).
    San Paolo, sollevato dagli angeli al cielo di Dio (che nella Bibbia è il terzo, oltre quelli dell’atmosfera e degli astri), fissa lo specchio citato nella Seconda lettera ai Corinzi (3,18): «E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore».

    Il quadro è un vortice di forme e colori, tipico dell’infuocata maniera del lorenese Dauphin.  L’unico soggetto mistico dell’Oratorio fu affidato al pittore e poeta Dauphin, i cui dipinti di soggetto religioso erano molto apprezzati nei più altolocati ambienti devoti torinesi. Fu commissionato dal Segretario di Stato e Finanze Carlo Bianco, che fu uno dei finanziatori del primo filatoio idraulico costruito a Torino, opera che segnò una svolta nella locale industria serica.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione
  • F1563 Oratorio 06 Sacchetti Elemosina

    San Paolo distribuisce l'elemosina, 1671 circa

    Giovanni Francesco Sacchetti (Torino, 1634/1681)

    Olio su tela, 316,2 x 201,3 cm - Collezione Intesa Sanpaolo

    “Sono venuto a portare al mio popolo elemosine, doni e preghiere” (dagli Atti degli Apostoli, 24,17).
    Il quadro raffigura san Paolo che distribuisce l’elemosina nel 57 d.C. nei pressi di Gerusalemme, sua città d’adozione. Poco dopo, i soldati romani lo arrestarono al tempio di Gerusalemme per salvarlo dai giudei che lo accusavano ingiustamente di empietà. La frase nell’iscrizione fu pronunciata da Paolo a Cesarea di fronte al governatore della Giudea per difendersi dall’accusa mossa dai giudei.

    Il pittore Sacchetti, formatosi a Roma vicino al francese Nicolas Poussin, era a Torino il più raffinato interprete del Classicismo. Il quadro celebra «il soccorso de’ poveri vergognosi», una delle attività più importanti della Compagnia. In origine era rettangolare, fu centinato nel 1686 circa con il San Paolo celebra l’Eucaristia di Caravoglia (qui esposto). La Compagnia volle così distinguere in Oratorio i due quadri dedicati alle sue attività principali. Fu donato dal consigliere municipale Gaspare Francesco Carcagni, grande elemosiniere della Compagnia dal 1671.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione

  • F1563 Oratorio 07 Raggi In-carcere

    Cristo appare a San Paolo in carcere, 1672 / 1674 circa

    Giovanni Francesco Sacchetti (Torino, 1634/1681)

    Olio su tela, 313 x 24,6 cm - Collezione Intesa Sanpaolo

    “Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che testimoni per me anche a Roma” (dagli Atti degli Apostoli, 24,17).
    L’iscrizione è ora visibile solo in parte (prosegue nel risvolto della tela). L’apparizione avvenne la notte successiva all’arresto di san Paolo nel tempio di Gerusalemme nel 57 d.C. Paolo dichiarò di essere “cittadino romano”, condizione privilegiata che gli dava facoltà di “appellarsi a Cesare”, ossia di sottrarsi ai tribunali locali per essere giudicato a Roma.

    Il quadro fu dipinto dal genovese Raggi nel periodo di massima adesione alla pittura del conterraneo Domenico Piola (quest’ultimo fu anche autore, dal 1670, dei frontespizi di diversi libri di Tesauro). Fu donato da Marco Antonio e Tommaso Graneri, primo elemosiniere e primo scudiere di madama reale Maria Giovanna Battista. Quando nel 1686 le iscrizioni di Tesauro furono ridipinte in cartigli alla base di ciascun quadro, non fu possibile fare altrettanto con questa tela per motivi di spazio.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione

  • F1563 Oratorio 08 Caravoglia Martirio-1

    San Paolo e San Pietro condotti al martirio, 1680 circa

    Giovanni Bartolomeo Caravoglia (Marentino 1615 / Torino 1692)

    Olio su tela, 302,5 x 199 cm - Collezione Intesa Sanpaolo

    “Nerone gettò in catene Paolo perché questi aveva convertito la concubina che l’imperatore amava perdutamente” (dall’Adversus vituperatores vitae monasticae di Giovanni Crisostomo).
    San Paolo fu trasferito a Roma nel 60 d.C. per essere giudicato dal tribunale imperiale, che lo assolse. Riprese a predicare il Vangelo, ma fu nuovamente arrestato all’epoca della persecuzione anticristiana di Nerone. Secondo alcune fonti, i santi Paolo e Pietro furono condannati a morte nello stesso giorno.

    Il dipinto, a chiusura del ciclo tesauriano, appartiene all’ultima produzione di Caravoglia. In uno scenario affollato, aguzzini dalle smorfie grottesche infieriscono sui due santi (Pietro è raffigurato mentre cade a terra, in basso a sinistra). L’ortodossia cattolica della Compagnia è evidenziata dal destino comune che lega san Paolo a san Pietro, simbolo della Chiesa di Roma. Il committente fu Giovanni Battista Isnardi di Caraglio, elemosiniere di madama reale Maria Giovanna Battista.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione
  • F1563 Oratorio 09 Caravoglia Martirio-2

    Martirio dei Santi Paolo e Pietro, 1671 / 1672 circa

    Giovanni Bartolomeo Caravoglia (Marentino 1615 / Torino 1692)

    Olio su tela, 302,5 x 199 cm - Collezione Intesa Sanpaolo

    “Là zampillano tre fontanelle di acqua dolce, che si dice sgorgassero per la prima volta quando la testa mozzata di Paolo si scosse miracolosamente in tre salti per la forza dello Spirito” (Dagli Annales ecclesiastici di Cesare Baronio, anno 69 d.C.).
    San Paolo fu decapitato con la spada, pena di morte riservata ai cittadini romani; a san Pietro fu inflitta la ben più dolorosa crocifissione. L’iscrizione allude al luogo dove san Paolo fu ucciso a Roma, su cui sorse l’abbazia delle Tre Fontane.

    È una movimentata tela corale dipinta da Caravoglia contemporaneamente a quella raffigurante Anania restituisce la vista a san Paolo (oggi dispersa). I due quadri, rispettivamente conclusione e avvio della narrazione ideata da Tesauro nel 1663, si trovavano in posizione privilegiata ai lati dell’altare. Furono entrambi donati dal consigliere municipale Giovanni Francesco Bellezia, che ricopriva la carica di Primo Presidente del Senato di Piemonte, vertice della Magistratura dello Stato sabaudo.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione
  • F1563 Oratorio 00 Pittore San-Paolo

    San Paolo, fine Seicento / inizio Settecento

    Pittore attivo tra il XVII e il XVIII secolo (Marentino 1615 / Torino 1692)

    Olio su tela, 162,5 x 115,2cm - Collezione Intesa Sanpaolo


    Sul libro aperto si legge: “I santi per fede conquistarono i regni, esercitarono la giustizia” (dalla Lettera agli Ebrei, 11,33). San Paolo, seduto in un bosco, indica una frase tratta da un elenco di esempi di fede dall’Antico Testamento. Il santo è accompagnato dai suoi attributi tradizionali, la spada e il libro, che alludono rispettivamente al suo martirio e alle sue lettere, parte integrante del Nuovo Testamento.

    L’opera, proveniente da una collezione romana, è stata acquistata nel 1961-62 dall’Istituto San Paolo di Torino (ora di proprietà Intesa Sanpaolo). Un quadro di soggetto e dimensioni analoghi è elencato negli inventari settecenteschi: sulla porta d’ingresso dell’Oratorio si trovava un «san Paolo a sedere con libro in mano, con cornice dorata liscia», di grandezza inferiore a quelli del ciclo ideato da Tesauro. Pare tuttavia improbabile che la presente tela sia quella appartenuta all’Oratorio.

    Visualizza il quadro in alta risoluzione
  • Conversione di San Paolo
    Alessandro Ardente
  • San Paolo accompagna Santa Tecla nella casa di Trifena
    Giovanno Bartolomeo Caravoglia
  • San Paolo portato alla Vergine morente
    Giovanno Bartolomeo Caravoglia
  • San Paolo celebra l'Eucarestia
    Giovanno Bartolomeo Caravoglia
  • San Paolo rapito al terzo cielo
    Charles Dauphin
  • San Paolo distribuisce l'elemosina
    Giovanni Francesco Sacchetti
  • Cristo appare a San Paolo in carcere
    Pietro Paolo Raggi
  • San Paolo e San Pietro condotti al martirio
    Giovanni Bartolomeo Caravoglia
  • Martirio dei Santi Paolo e Pietro
    Giovanni Bartolomeo Caravoglia
  • San Paolo
    Pittore attivo tra fine Seicento e inizio Settecento