maggio successivo, risentono, dunque, della situazione inter-
na al mondo cittadino, sia per lo scoppio delle guerre di reli-
gione in Francia, sia per la tradizionale attenzione della
municipalità alla difesa della fede ed alla lotta contro l’eresia,
lotta significativa di potere e di immagine, sia per i sempre
pressanti interventi pontifici anche a sostegno dell’attività
del Possevino, dei predicatori cattolici, inviati non senza dif-
ficoltà sul territorio, e per l’azione dei gesuiti. Né si dimenti-
chi che il 1563 è l’anno della conclusione del Concilio di Tren-
to, come già detto, e delle prime riunioni serali per gli eserci-
zi spirituali, tenute al Collegio Romano dal gesuita padre
Jean Leunis, alle origini delle note Congregazioni mariane.
Il duca, che pur aveva un suo progetto di consolidamen-
to della corte e non era facilmente disponibile al riconosci-
mento delle autonomie e delle libertà cittadine, si presenta-
va, però, con i caratteri del principe cattolico, dai significati
politici e diplomatici, prima ancora che religiosi. Egli offrì il
suo appoggio ad un’impresa che, non ponendolo direttamen-
te in lotta bellicosa contro i dissidenti calvinisti e ugonotti,
lo titolava, comunque, a fautore di un rinnovamento contro-
riformistico interno, e gli guadagnava, pur se in modo non
continuo, il riconoscimento della curia, dei nunzi e dei pon-
tefici, mostrando un tratto di sé che, a fasi alterne e con
accorte scelte diplomatiche, conserverà per tutto il regno e
consegnerà al figlio Carlo Emanuele I
32
.
95
32
Si vedano i vari decreti, tra cui:
Ordini dati a tutti li stati del Serenis-
simo Sig. Duca di Savoia perché i secolari sieno confirmati nella Santa
Fede Cattolica Romana et stabili con pene civili nel Senato di Savoia,
rivolti a Mastri di scola e scolari, ali osti, medici e chirurgi, ai magistra-
ti, ai gabellieri
,
senza data, ma di questo periodo (ASV,
Armadio
LXIV
,
t. 34, cc. 223
r
-225
v
;
parzialmente pubblicato in D
E
S
IMONE
, 1958,
pp. 291-293). Si leggano queste interessanti osservazioni, per cui oltre a
privilegiare l’insegnamento del Catechismo: «che in ogni scuola si tenga
in luogo chiaro et aperto una tavola degli avvertimenti a conoscere gli