convergono negli anni della crisi del dominio francese e del
ritorno sabaudo in Piemonte sia la città e il pontefice, sia la
Chiesa locale e lo Stato, evidentemente in modi e gradi
diversi anche per la necessità di salvaguardare gli equilibri
diplomatici del ducato, forma il quadro entro il quale possia-
mo scorgere l’originarsi della Compagnia sanpaolina, anche
se va pur sempre ribadita una duplice premessa. Si tratta,
almeno per alcuni suoi membri, di personaggi che già aveva-
no avuto una loro vicenda d’impegno religioso e di contatti
con ambienti ed esponenti gesuiti, intendendone anche lo
spirito informatore.
In secondo luogo sono uomini appartenenti alla cerchia
dei rappresentanti della municipalità o, almeno, ad essa rife-
ribili, perché inseriti in quel mondo di mercanti, artigiani,
professionisti, per i quali l’attenzione alla distinzione, anche
nella sua dimensione religiosa, era motivo di autorappresen-
tazione sociale e di immagine politica. Ne derivano degli
atteggiamenti che caratterizzano la Compagnia di San Paolo
e che possiamo riassumere nell’acuta sensibilità per la difesa
della fede cattolica dall’eresia attraverso istanze e modalità
che appartenevano alla religiosità della città, come il culto
eucaristico in senso civico, ora declinato in esperienza spiri-
tuale e devota, la frequenza delle letture sacre e delle predi-
cazioni, strumento che, si è visto, da più parti era ritenuto
essenziale nella lotta contro i “falsi” predicatori in Piemon-
te; infine l’esercizio delle opere buone, anche per attestare
la meritorietà ad esse inerente di contro alle negazioni del
loro valore da parte dei riformati.
2.
A
LLE ORIGINI DELLA
C
OMPAGNIA
Le origini della Compagnia, nell’anno che intercorse tra
la prima riunione in casa Albosco e l’ufficiale fondazione il
25
febbraio 1563, con l’approvazione degli statuti nell’aprile-
94