a salvaguardare il suo potere e il suo stato nel delicato con-
testo degli equilibri internazionali, che richiedevano atten-
zione, diplomazia e scelte oculate anche nella repressione
dell’eresia, specie nelle valli confinanti con la Francia e con
la Svizzera.
87
stato suo, et più volte ancora essendo andato insino in levante solo per
combattere la fede di Cristo contro gli infedeli ... dico dunque il Sig.
Duca di Savoia è molto inclinato alla Santità del Papa, et l’osserva per
l’ordinario con grandissima devotione, essendo Sua Eccellenza prima
cattolico, poi christiano, dal quale tanto più Sua Santità ne spera»
(
ASV,
Misc
.
Arm.
II, vol. 108 A, c. 17
r
).
Se ne veda la pubblicazione
quasi integrale in: A
LBERI
, 1839,
s. 2, I, pp. 401-470; V
ENTURA
, 1969,
pp. 265-266. Il Boldù fu il primo ambasciatore presso il duca di Savoia,
dopo il 1497, anno in cui si erano interrotti i rapporti con la Repubbli-
ca di Venezia, ripresi con il ritorno di Emanuele Filiberto in Piemonte.
Del resto, toccava proprio al vicario generale dell’arcivescovo, Pietro
Maria Carranza, su richiesta del nunzio, cogliere, nell’ingresso in Tori-
no di Emanuele Filiberto, un apporto «di grazia e di pace» e, ricordan-
do le recenti sette e predicazioni ereticali introdotte in città, celebrare
la missione municipale a difesa della fede, fatta presso il re di Francia,
perseguita anche con la volontà di affrontare il martirio. La stessa
parola di Paolo serviva per interpretare le tristi condizioni del tempo:
«
O tempi stemperati e costumi scostumati, a questa nostra calamitosa
etade si presta tanta fede a spretati, sfratati et smonacati fuggiti dalle
loro religioni per manigoldarie, come se fossero spiriti beati discesi visi-
bilmente dal Paradiso, grida Paolo». A sua volta, Agostino Bucci, teo-
rico noto del modello di principe cristiano, nell’orazione per l’ingresso
dell’arcivescovo Gerolamo della Rovere, ribadiva che la religione «è il
principal fondamento della quiete et conservatione de’ stati e della feli-
cità de’ popoli», per cui «... ove si tolga la religione con essa si estingue
ogni lume di fede et ogni onesta et civile conversatione». Affidando al
nuovo pastore il compito di restituire lo stato della religione al suo pri-
stino splendore e dignità, il Bucci la interpretava come un tratto distin-
tivo della grandezza e della gloria della città che avrebbe ricuperato e
rilanciato la sua peculiare attenzione «al servizio di Dio et edificatione
del prossimo», riservando al capo della chiesa torinese un’esemplarità
di immagine e di gesti, a cui non saranno estranei gli stessi sanpaolini e
la loro Compagnia della cattolica fede (D
OGLIO
, 1968,
pp. 209-224).