legami che si stabilirono nel Parlamento e nel consiglio
comunale con il mondo ecclesiastico, specie con i canonici
del duomo di S. Giovanni, alcuni dei quali inseriti in varie
istituzioni, l’attività diretta alla persecuzione e alla condan-
na degli eretici o presunti tali, anche quando si trattasse di
predicatori solo sospetti
14
,
la volontà e la promozione di
pubbliche letture di testi sacri e di una predicazione nel
senso della perfetta ortodossia cattolica
15
,
l’impegno delle
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14
Il 1° giugno 1544 il canonico Giovanni Bartolomeo Bayro consegna-
va ai sindaci un libello diffamatorio, scritto da luterani e affisso alle
porte della chiesa metropolitana, con molti errori «leuteranie contra
fidem catholicam et eucarestiam». Un’altra pasquinata fu requisita dai
canonici Claudio Parpaglia, Giovanni Battista Bayro e Pietro Gaudri-
zio (ASCT,
Ordinati
, 1544,
vol. 105). Autorità civili ed autorità eccle-
siastiche procedevano, quindi, in accordo nella repressione con gli
inquisitori fra Gerolamo Racchia / Rachis, già citato, e Tommaso Gia-
comelli, il quale, peraltro, nel 1557 dal francescano Francesco da Mede
fu accusato di predicazione ereticale, mentre, nel frattempo, era sorta
in città una vera e propria chiesa riformata ad opera del pastore prote-
stante Alessandro Guyotin e del pinerolese Gerolamo Selvaggio (si
veda anche V
INAY
, 1890,
pp. 43-60). Tommaso Giacomelli, già nel 1542
predicando e commentando in Genova l’epistola ai romani di Paolo,
subì le critiche di chi nascostamente lo sospettava di eresia, ma egli si
difendeva, accusando gli ecclesiastici di troppa circospezione nel pro-
muovere dispute attorno ai dogmi della fede, «
quasi ecclesiae pastores
in sacris litteris eruditi esse non debeant ut hereticis contradicere pos-
sint. Quasi lex nostra similis Turciae sit quam non nisi tirannide, impe-
tu, vi, hasta et clipeo tueri liceat. O egregios ecclesiae pastores certe non
tali ausilio, non deffensoribus istis tempus eget. Videns ergo mihi nega-
tam facultatem esse, causam viva voce tueri, ad aliud diverto consilium.
Stilo utor, Apologiam hanc conscribo contra omnes quidam mei nomi-
nis sycophantas, praesertim in Gratianum laudensem, qui cum se doc-
tissimum esse persuasum habeat, saevius in me debachatus est
» (
su
Tommaso Giacomelli e sul suo pensiero, D
E
S
IMONE
, 1958,
pp. 56-66;
Dal convento alla città
, 1995,
vol. II, pp. 1012-1014).
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Ormai con un rescritto del 15 agosto 1562 Torino, Chivasso, Chieri,
Villanova e Pinerolo erano restituite a Emanuele Filiberto. La vigilanza