A lui si deve una manoscritta storia della Torino
repubblicana”, cioè della città decurionale, che tale era
rimasta nelle sue libertà e prerogative di autonomia, dalle
origini antiche, romane ed egizie fino ai nuovi signori conti
di Savoia. Si trattava, a suo modo, di diffondere un’immagi-
ne pubblicistica dell’identità del capoluogo, funzionale
sostanzialmente agli uomini che stavano occupando le istitu-
zioni pubbliche coll’inseguire un progetto di distinzione e di
riconoscimento del proprio potere, libertà e autonomie.
Scrive, infatti, il Merula:
Et sic Taurinum ab Allobrogicis principibus floruit usque ad annum
MDXXXVI, quo tempore Franciscus Gallorum Rex Christianissimus,
excluso cum filiis Carolo Allobrogorum duce, civitatem hanc obtinuit.
Et ita iura Civitatis illesa esse mandavit omnia, ut et cives omnes et
populum perpetuo et sibi et futuris Gallorum regibus hac immortali
liberalitate devinxerint
13
.
L’erudito, poi, allargava l’intento encomiastico alla cele-
brazione di origini, vicende, esponenti e genealogie di nobili
famiglie, torinesi e piemontesi, dai da Romagnano, ai Becu-
ti, ai Della Rovere, ma il lavoro fu interrotto per l’abbando-
no della città.
La politica religiosa costituiva per la municipalità e il
suo consiglio uno spazio di autorappresentazione, la prose-
cuzione della propria tradizione identitaria, un motivo di
affermazione di interessi, di potere e di immagine. Gli stretti
80
dagli anni Cinquanta del secolo. Questi gli fece conoscere una
Cronica
antiquissima
e gli aprì gli archivi della città, sulle carte dei quali, ma
soprattutto sugli eruditi a lui precedenti, tra cronisti e antiquari, il
Merula costruì un’immagine di Torino funzionale al progetto decurio-
nale della salvaguardia dell’identità della locale “res publica” civica
dal potere straniero e della ricerca strategica di rapporti di reciproca
armonia.
13
AST, s.p.,
Storie della Real Casa
,
cat. II, 2,
Historia Sabaudiae
,
c. 350
v
.