forme diverse di corruzione e di temuta causa di disordine,
non necessariamente di carattere religioso e dottrinale
7
.
76
7
Il Tesauro nella
Parte seconda
della sua
Historia
(
T
ESAURO
, 1658,
p.
91)
riporta un ricorso della città di Torino, non datato ma di quegli
anni, per impedire la diffusione dei «falsi dogmi di Lutero» da parte di
individui che «presumono di operar molte cose scandalose in danno
della Fede Cattolica e di Sua Maestà». Guigo Guiffreij di Bottieres,
governatore e luogotenente generale del re negli stati del Piemonte, in
assenza del marescial d’Anebault, coinvolgeva le autorità cittadine ed
ecclesiastiche nel procedere contro gli eretici o sospetti tali, «in modo
che la Fede, e ’l culto divino restino illesi» (T
ESAURO
, 1658,
pp. 123-
124:
Torino, 22 marzo 1543). Siamo in un periodo in cui, superati gli
anni difficili (1536-1539) del rapporto col dominio francese per le
guerre e le pesti, la città va stabilendo una reciproca collaborazione
con i nuovi signori col riconoscimento delle proprie autonomie. Così il
consiglio, con ordinato del 4 dicembre 1542, stabiliva la rimozione di
un predicatore «gallo» dalla chiesa di S. Francesco, accusato d’aver
diffuso molti errori, rifiutando, per questo, di continuare la correspon-
sione della somma già disposta per l’impresa, secondo quanto, invece,
richiedeva il procuratore del re. Anzi una delegazione composta dal
medico Giorgio Antiochia, dal nobile consigliere Johannoto de Strat-
ta, castellano di Rivoli per il re di Francia e mastro auditore nella
Camera dei conti, dal collaterale Raffaele Scaravelli e dai sindaci, con
mandato dell’11 dicembre 1542 era inviata al vescovo suffraganeo per
risolvere la questione (ASCT,
Ordinati
, 1542,
vol. 103, c. 85
r
).
Il 30
marzo 1543 venivano eletti i «
sapientes
»
Aleramo Becuti e Giorgio
Gastaudi (Gastaldi), entrambi sindaci, con il nobile Matteo de Paulo –
quest’ultimo mercante e ricco proprietario, «
procurator patriae
»
pres-
so i francesi e, in seguito, sindaco della città, procuratore del tribunale
e chiavaro – quali rappresentanti della comunità per far eseguire le
lettere e i privilegi rilasciati dal sovrano «
tam contra lutherianos quam
alios
» (
ASCT,
Ordinati
, 1543,
vol. 104, c. 12
v
).
Nel contempo furono
ancora inviati Giorgio Antiochia e Lorenzo de Capris, in qualità di
«
solicitatores contra Leutheranos et infidelles parte communitatis ad
solicitandum
»
presso l’arcivescovo e l’inquisitore l’esecuzione della
disposizioni regie (
ibid
.,
c. 44
v
);
gli stessi, il 7 maggio, condussero
un’uguale missione presso il Parlamento subalpino, rivendicando alle
autorità ecclesiastiche la possibilità di agire contro gli eretici senza
l’assistenza del Parlamento stesso (
ibid
.,
c. 26
r
).