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dello stesso mese sotto forma di petizione al Senato
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.
Quest’ultimo documento, particolarmente dettagliato, de-
nunciava il carattere illegale, incostituzionale e arbitrario
del recente decreto dell’11 gennaio. I beni della Compagnia
di San Paolo, infatti, erano da questa posseduti «non già in
qualità di corpo amministratore delle dette opere, ma nella
sua qualità di Opera pia, essa stessa proprietaria di quei
beni». Si profilava pertanto la violazione dell’art. 29 dello
statuto, che garantiva il diritto di proprietà rendendo illega-
le il provvedimento governativo
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.
Questo, inoltre, appariva
incostituzionale poiché, emanato dal solo potere esecutivo
senza il consenso del Parlamento, eccedeva i limiti dell’auto-
rità attribuita allo stesso potere. L’arbitrarietà, infine, era
dedotta dal fatto che il provvedimento non appariva fondato
su motivazioni legittime. Nella petizione del rettore, infatti,
le contestazioni indirizzate contro la Compagnia dalla com-
missione d’inchiesta governativa si rivelavano infondate. Le
critiche riguardavano, da un lato, l’immutabilità delle regole
e la loro «aperta contraddizione colle odierne civili tenden-
ze», dall’altro l’essere «cessata nella Compagnia la publica
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La petizione riprendeva in parte alcune contestazioni già sollevate
dopo l’emanazione del decreto del 30 ottobre 1851: si vedano in parti-
colare l’ordinato del 23 novembre 1851 con la relativa memoria della
Consulta (cfr. «L’Armonia», 3 dicembre, 5 dicembre, 10 dicembre
1851)
e quello del 4 gennaio 1852. Il testo della petizione, pubblicato su
«
L'Armonia», 1° febbraio 1852, suppl. al n. 13, è riproposto nella docu-
mentazione allegata (cfr. doc. n. 11). La petizione venne anche stampa-
ta e distribuita «a ciascun senatore del Regno e verrà pure distribuita ai
signori deputati non meno che ai membri del Corpo municipale affin-
ché serva la sua diffusione a viemmeglio chiarire presso al pubblico le
vere condizioni della Compagnia di S. Paolo non abbastanza conosciu-
te o travisate da opinioni pregiudicate ed erronee»: relazione del retto-
re Vasco in data 2 febbraio 1852 (cfr. doc. n. 3).
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Analoghe controversie giuridiche erano già emerse in relazione al
decreto di espulsione dei gesuiti nel 1848: cfr. S
OFFIETTI
, 2000.