sotto l’influenza governativa»
3
.
La relazione della commis-
sione venne trasmessa dal ministro dell’Interno Giovanni
Filippo Galvagno al Consiglio di Stato. Dopo vari scambi tra
i due interlocutori e ulteriori richieste di documentazione
rivolte alla Compagnia, alle quali si affiancava anche la pro-
posta di legge per la soppressione della stessa da parte del
deputato Borella
4
,
il ministro sottopose al re il decreto che
prevedeva «un nuovo consiglio di amministrazione delle
Opere di San Paolo, composto da 25 membri eletti da Consi-
glio comunale di Torino e 15 membri designati dalla Compa-
gnia»
5
.
Il re appose la sua firma il 30 ottobre 1851. «La Com-
pagnia era così spogliata di tutte le sue Opere: erano lascia-
te alla sua esclusiva competenza soltanto le pratiche mera-
mente religiose»
6
.
Le vicende nelle loro singole fasi sono note e sono state
a più riprese ricostruite
7
.
È stato anche sottolineato il succes-
sivo atteggiamento dell’antica Compagnia, ispirato ad una
ferma resistenza passiva ed alla astensione da ogni forma di
cooperazione all’esecuzione del regio decreto
8
.
Tale atteg-
giamento provocò ripetute accuse di inadempienza, alle
quali fece seguito un nuovo provvedimento «in forza del
164
3
A
BRATE
, 1963,
pp. 160-161. Il patrimonio della Compagnia superava
allora i 6 milioni di lire.
4
Una prima proposta di soppressione, poi ritirata, era già stata presen-
tata nel luglio 1848 dal deputato Dalmazzo:
ibid
.,
p. 159.
5
Ibid.
,
p. 163.
6
Ibidem.
7
Oltre al citato volume di Abrate, cfr. P
AUTASSI
, 1961;
C
HIUSO
, 1892,
vol. IV, pp. 143-146. Una sintesi delle polemiche si trova anche in un
opuscolo pubblicato dalla Veneranda Compagnia di San Paolo in occa-
sione del centenario della spogliazione del patrimonio dell’antica Com-
pagnia, che riporta una commemorazione di mons. Carlo Merlo
(
M
ERLO
, 1952).
Ampia documentazione archivistica in ASSP e in AST.
8
A
BRATE
, 1963,
p. 163.