1591
113
vedono la presenza dei sanpaolini a condividere con i
corpi, le istituzioni, i ceti, la corte, la città e lo stato dimostra-
zioni concrete di forte tensione al trionfo della fede cattolica,
all’insegna dell’esaltazione della casa sabauda, impegnata
nella riconquista e unità politica e confessionale del suo terri-
torio, sotto le milizie del recente ordine militare dei Santi
Maurizio e Lazzaro, e nell’accentramento del suo potere,
accanto alla religione civica della città, volta a raccogliere
forza e autonomia attorno ai suoi devoti simboli. Il pellegri-
naggio votivo del 1583 a Loreto per la salute del sovrano
Carlo Emanuele I, la figurata processione a Vico di Mondovì
nel 1595, i voti della Compagnia nel 1598 contro le avvisaglie
della peste con visite di vari giorni agli altari della Sindone,
della Consolata e dei Santi Martiri, la presenza al solenne
trasporto di reliquie e corpi santi in Torino contro il morbo
nella prima domenica di quaresima del 1599
114
manifestano il
pieno inserimento dei sanpaolini nel tessuto della realtà della
città e della corte. La Compagnia era impegnata in dare
«
sempre nuovi e meravigliosi spettacoli» di pietà, ancora
sotto la direzione del padre Magnano e, comunque, con la
guida anche dei gesuiti, religiosi che, allora, concorsero in
vari modi e da protagonisti alla gestione della devozione del
santuario di Loreto e dei fenomeni di Vico, come dimostra la
Narratione
(1595)
di padre Giuseppe Alamanni, a quell’epo-
ca rettore del Collegio di Mondovì, appena riaperto. Tali
fenomeni erano, ormai, non più solo ristretti all’ambito di
una religione popolare e di una pietà locale, ma via via veni-
vano assunti a strategia di identificazione ed esaltazione
ducale e del Piemonte sabaudo
115
.
Il rettore della Compagnia,
160
113
B
ALDESANO
, 1604,
pp. 309 sgg.
114
C
ORNUATO
, 1599.
115
Sul santuario di Vico, fondamentale C
OZZO
, 2002,
con ricca biblio-
grafia.