della conversione di san Paolo, che ben riproduceva i signifi-
cati della figura dell’apostolo presso i primitivi associati,
impegnati nella metanoia interiore e nella difesa della fede,
e nella monumentale immagine del santo, isolata e solida,
ormai quasi acclarato ritratto del perfetto confratello. Lo
Zuccari, che si era iscritto alla Compagnia, nel 1607 costrui-
va un’emblema ufficiale della grandezza della società, della
pietà e del prestigio dei suoi membri.
Il suo quadro, «che rappresenta S. Paolo in figura ritta
con spada in mano, e libro sotto il braccio»
110
,
esibiva la reli-
gione e la gloria della Compagnia, insieme a quella del suo
pittore di recente associato, anche attraverso il simbolo dei
gesuiti, identificabile con quello stesso della Compagnia
sanpaolina e fatto proprio dallo Zuccari. Lo scambio è reso
evidente dalla scritta
Ut portet nomen meum
,
significativa
del monogramma di Cristo che distingueva i seguaci di san-
t’Ignazio, ma anche, quasi, la voce di Paolo che invitava o,
pare meglio dire, consacrava l’assimilazione ormai esibita
dei confratelli con l’illustre protettore, e che sanciva lo
stretto rapporto con i gesuiti nel nome di Gesù accostato a
quello di san Paolo, e nella nobile insegna del libro e della
spada, quasi la realtà di una nuova cavalleria della fede, del
potere e del denaro nelle forme dell’attività economica e
creditizia
111
.
Anche la partecipazione, «spesso da protagonisti, a voti
e devozioni per pubblico beneficio», come si esprime il
Tesauro, sono altro strumento espressivo di loro manifesta-
zioni di prestigio devozionale. La traslazione delle reliquie
dei Santi Martiri nel 1575
112
e di quelle di San Maurizio nel
159
110
D
E
F
ANTI
, 2005,
p. 52.
111
Ibid
.,
pp. 9-58; S
IGNORELLI
, 2005,
pp. 59-63; M
ERLOTTI
, 2005,
pp.
131-183.
112
B
ALDESANO
, 1589,
pp. 308 sgg.