dal 1563, le nuove regole affidano ai consiglieri il compito
di visitare i confratelli infermi, mentre uno specifico capito-
lo è riservato ai visitatori dei soli poveri, secondo istanze di
controllo, assistenza, promozione di particolari forme di
devozione, spesso simili a quelle praticate dai gesuiti
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.
Manca il coinvolgimento delle parrocchie e dei distretti
cittadini nel censimento dei bisognosi, mentre si raccoman-
da di distribuire le elemosine in momenti diversi e, per così
dire, all’insaputa, «accioché trovando i poveri all’improvvi-
so possino accorgersi meglio dei bisogni loro». Anche i
capitoli relativi al segretario, al sacrista e al portiere sono
privi delle riflessioni spirituali che abbiamo indicato e più
indulgono agli aspetti tecnici e concreti del loro ufficio e del
loro operare.
Maggiore attenzione, invece, è dedicata all’istruzione
dei principianti, pur sempre da un versante, per così dire,
quasi burocratico, anche se l’aggregazione alla congregazio-
ne è concepita come una sorta di conversione dagli interessi
mondani alla familiarità con Dio e con le cose divine, una
liberazione da «conversatione carnali et munditia terreno-
rum actuum». Manca l’esplicita proibizione dell’accesso
femminile, né si precisa l’età per i candidati, richiedendo,
soprattutto, di essere «uomini di giudicio, di boni costumi,
d’honesto essercitio», atti ad aiutar il prossimo, «co’l bon
consiglio e con limosine, mossi solo per l’amor di Dio e salu-
te delle anime e non da fine o comodo temporale».
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Litterae annuae
).
Sul finire del XVII secolo alcuni cittadini di Carma-
gnola si unirono alla Compagnia di Torino. Un’altra simile fu fondata a
Racconigi.
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Ad esempio si dovevano consegnare loro acqua santa, Agnus Dei da
mettere al collo, immagini di devozione, soprattutto crocifissi, per impe-
dire o sostituire il ricorso a gesti e oggetti superstiziosi, quali «polizini»,
brevi, ecc.