esemplari insistono sul comportamento morale dei soci,
cosicché, citando sant’Atanasio, «praticando coi santi, si
diventa santo». Per questo i confratelli dovevano rifuggire
dai negativi esempi, dalle cattive compagnie, dai luoghi di-
sonesti «et de eccesiva levità o vero sensualità; non diranno
parole sporche e non faranno ragionamenti oziosi». Non fre-
quenteranno balli e taverne, osserveranno «le feste, cessando
da ogni essercitio servile e spendendo tutto quel tempo in
uddire prediche, lettioni sacre e divini officii, in far orationi».
I digiuni e il rifuggire dalle mormorazioni, ancora in linea
con l’insegnamento paolino, completano il quadro del perfet-
to «uomo interiore» e del «devoto», che, anche quando dovrà
fare un’osservazione negativa, lo farà con riguardo e senza
cattiveria; una riservatezza non dovuta, invece, quando
occorrerà correggere un confratello.
Di grande interesse il capitolo XX sul fare ognuno «l’ar-
te soa giustamente», per cui, sulla base della premessa che i
sanpaolini dovevano «essere specchio et norma del viver cri-
stiano alli altri e, quindi, come dice san Paolo, vivere giusta-
mente sia al cospetto di Dio che degli uomini», si imponeva
di non ingannare il prossimo
in qualunque modo si voglia o sia nella robba o sia nel precio et con-
tentarsi di un precio e guadagno onesto et alle volte secondo li tempi,
luoghi et persone non ricercar guadagno; il simile faranno le persone
de lettere nelli luor essercitii contentandosi pigliar guadagno onesto
dalli richi et puoco o niente dalli poveri secondo la necessità. Intender
bene le cause, non deffendere le ingiuste, né mai tacere la verità dove
arà bisogno per qual si voglia rispetto. Et in somma tutti si governino
di maniera in li loro fatti, contratti et ragionamenti che con verità esser
chiamati possino della Compagnia della cattolica fede.
Sono esortazioni ad un’etica professionale che rifletto-
no anche il tessuto sociale originario della Compagnia, com-
posto, come detto, di mercanti, di commercianti, di uomini
di affari e di professionisti, soprattutto di causidici e di avvo-
cati che coltivavano uno spirito, per così dire, “borghese”,
140