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con forte capacità suasoria sul destinatario, che doveva distri-
carsi tra le sollecitazioni religiose e le esigenze più propria-
mente politiche e diplomatiche in una Torino dove la presen-
za riformata era ancora rilevante.
Il richiamo ad una precedente disponibilità del cittadino
torinese potrebbe trovare conferma in una memoria del
padre Giovanni Battista Guidino, riportata dal Monti
67
.
Durante la sua predicazione a Torino, nel 1561, fece amicizia
col vecchio nobile, che gli avrebbe richiesto «qualche istoria
per passare il tempo». Il sacerdote gli affidò le
Littere delle
Indie
,
probabilmente una copia di quelle spedite da France-
sco Saverio ai suoi confratelli a partire dal 1544. Il nobile
torinese fu «tanto ammirato, che restava con desiderio di
sapere come avere di quei padri nella città». In seguito,
durante un incontro a Torino con il Guidino, si sarebbe
dimostrato disposto, se i padri avessero voluto insediarsi, a
dare «200 scudi e avrebbe fatto in modo che la comunità ne
avrebbe dato altri 200»
68
.
La seconda parte della lettera dell’Albosco è impegnata
a convincere l’interlocutore alla donazione, osservando
come il possesso del superfluo gli avrebbe creato solo motivi
di dannazione, mentre gli eredi del suo patrimonio lo avreb-
bero accusato di aver offerto loro solo occasione di piaceri e
di voluttà dannevoli. Insomma, la vera amicizia e la vera
eredità sono quelle del dono e del bene. Il Signore è «
pars
hereditatis meae
»;
di lui sono tutte le cose, a lui vanno resti-
tuite. Diverse le ragioni del secolo e dei suoi «
homines
nequam. Istis non scribo, tibi scribo catholico, cui indubitata
est fides
».
67
Sono indicate dal Tesauro (T
ESAURO
, 2003,
p. 145) come
Memorie di
Gio. Battista Guidino gesuita circa il Collegio di Mondovì
:
Alessandro
Monti le cita come
Historia del principio del primo Collegio di Mondo-
vì e quello di Torino
(
M
ONTI
, 1914,
pp. 110 sgg.).
68
M
ONTI
, 1914,
pp. 154-155.