Elementi interessanti, insomma, stabiliscono dei rap-
porti, non privilegiati però, tra la Compagnia di San Paolo e
le forme di esercizio della carità ricordate, mettendo in evi-
denza una sorta di evoluzione dalla presenza ispiratrice e
dall’assistenza spirituale domenicana a quella gesuitica, la
condizione elitaria e municipale dei componenti le società,
la tensione ad un fervore religioso non più in senso peniten-
ziale e disciplinato, ma eucaristico e devoto, secondo le
caratteristiche del clima di riforma della Chiesa e soprattut-
to del clero secolare e regolare, nei suoi vari ordini e gradi,
tra XV e XVI secolo, avanti il Tridentino.
La Compagnia torinese potrebbe, forse, più avvicinarsi,
per gli aspetti della distribuzione delle elemosine, alla Con-
fraternita dei Santi XII Apostoli, fondata da sant’Ignazio
intorno al 1547 per il soccorso ai poveri vergognosi di Roma
e per la consegna a laici fidati delle elemosine raccolte
durante la predicazione dello stesso santo e dei suoi confra-
telli. Il sodalizio ebbe, poi, sviluppi importanti all’epoca del
Lainez e fu approvato dal pontefice con sua istituzione cano-
nica nel 1564
43
.
Né vanno tralasciate le confraternite promos-
se dai primi gesuiti, come quella fondata da Pierre Favre a
Parma nel 1539-1540, con prerogative spirituali, di impegni
ascetici e devozionali e di opere di pietà non collegate a par-
rocchie, quasi plasmate a somiglianza della Compagnia di
Sant’Ignazio
44
.
Interessante anche la riflessione fatta dal Tesauro rela-
tivamente al suggerimento che il padre Quinziano, in pro-
cinto di partire per Pavia, quale locale inquisitore inviato
103
43
T
ACCHI
V
ENTURI
, 1951,
pp. 201-203. Tradizionalmente la fondazione
si fa risalire al Lainez nel 1558 (B
ARTOLI
, 1825,
vol. VI, pp. 247-248).
Mancano nella confraternita romana gli impegni spirituali della comu-
nione frequente a difesa della fede cattolica.
44
O’M
ALLEY
, 1999,
pp. 215-218.