così scrive: «nelle quali proponendosi l’istesso Cristo per
fine delle sue leggi, secondo l’apostolo, abbracciarono tante
virtù cristiane e tanta esattezza ne’ loro
ministeri
,
che in una
congregazione di liberi secolari parea congiunta la rigorosa
disciplina de’ perfettissimi regolari»
37
.
Il giudizio dello storico, interprete ufficiale della realtà
e dell’immagine della Compagnia, che usa il termine mini-
steri, ricorrente nei testi fondamentali dell’ordine dei gesui-
ti, va letto nel contesto della sua opera e del suo tempo, e le
sue note ci avvisano, almeno indirettamente e forse come
ipotesi di lavoro, della necessità di ricercare la natura di
questa nuova istituzione non in una tradizionale confraterni-
ta di disciplinati e di penitenti, a cui essa era sostanzialmen-
te estranea, e neppure, per certi versi, nelle recenti forme
aggregative degli Oratori del Divino Amore, composti,
peraltro, non da soli laici, mentre quello genovese mantene-
va legami con le manifestazioni penitenziali dei disciplinati,
passando, in seguito, sotto la direzione dei gesuiti. Da tali
Oratori si scostava la dimensione, propria dei sanpaolini,
dell’essere modelli all’esterno con un comportamento di
immediato riconoscimento pubblico, di contro alla natura
religiosa comunitaria ristretta entro al proprio gruppo,
caratteristica del Divino Amore
38
.
Tuttavia, va notato che nel Divino Amore di Roma,
costituito probabilmente intorno al 1515, la pratica peniten-
ziale della flagellazione, tipica dell’associazione genovese, fu
99
diversa redazione delle
Prime costituzioni,
non più reperibili» (T
ESAU-
RO
, 2003,
p. 127, nota 62). Il Tesauro conosce tali prime costituzioni e le
cita in modo non esattamente coincidente con il manoscritto ancora
conservato. Quest’ultimo è stato trascritto paleograficamente in S
ALAS-
SA
, 2003.
Il fascicolo è composto da 16 carte e in alcuni fogli appare in
controluce, come filigrana, un calice. La scrittura sembra risalire alla
metà del XVI secolo, cioè alla datazione dell’atto.
37
T
ESAURO,
2003,
p. 121.
38
S
OLFAROLI
C
AMILLOCCI
, 2002,
p. 61.