I sanpaolini intendevano rendere un servizio alla santa
Chiesa e fors’anche al pontefice nell’epoca in cui due papi
avevano non pochi motivi per essere interessati al Piemonte:
da Pio IV, con il suo segretario di stato il card. Carlo Borro-
meo, che per alcuni anni dirigerà l’azione dei nunzi presso la
corte sabauda, a Pio V, che ben conosceva la situazione pie-
montese e che interveniva e interverrà a più riprese nel
sostenere la lotta antiereticale, nel favorire il duca di Manto-
va ai fini di reprimere la ribellione di Oliviero Capello nel
ducato del Monferrato, sulla strada che dalla Liguria porta-
va alle Fiandre, laddove anche il clero aveva aderito al ribel-
lismo locale in opposizione ai Gonzaga, cioè i nuovi signori
che andavano sempre più a ledere le antiche prerogative e
autonomie della città e dei feudi di Casale e del Monferrato,
riconosciute, invece, dai precedenti Paleologi
35
.
Del resto,
Pio V era al corrente della volontà e dei maneggi per l’intro-
duzione e la diffusione dei gesuiti in Piemonte e poteva
conoscere i primitivi sanpaolini.
A Torino, dopo la vacanza vescovile per la morte di
Innocenzo Cibo, intorno al 20 febbraio 1563 fu nominato il
successore nella persona di Innico Avalos Aragona, fratello
del marchese di Pescara, amico di Emanuele Filiberto. L’e-
rezione ufficiale della Compagnia della Fede Cattolica
venne, quindi, riconosciuta dal vicario generale e capitolare
insieme alle regole, probabilmente decretate nella congrega-
zione del 14 aprile 1563, poi lette, approvate, pubblicate e
ratificate il 30 maggio successivo
36
.
Il Tesauro, al riguardo,
98
35
Si veda, ad esempio, il breve di Pio V al vescovo di Casale, Ambrogio
Aldegatti, Roma, 6 dicembre 1567, contro gli ecclesiastici che avevano
aderito alla congiura di Oliviero Capello, per cui ASV,
Segreteria dei
brevi,
6,
c. 410
r
.
Per un primo orientamento recente, R
AVIOLA
, 2003**.
36
Il testo dei
Capitoli o sia constitutioni della confraternita della catho-
lica fede in Turino,
conservati in ASSP,
CSP, Statuti e regolamenti,
scat.
1,
fasc. 1, è ritenuto dalla Cantaluppi, «molto probabilmente, una