politica delle cooptazioni. Conviene, quindi, cercare di compren-
dere meglio il rapporto fra Compagnia e Consiglio, cercando di
coglierne l’evoluzione durante il regno di Carlo Emanuele III.
L’ingresso dello Stato sabaudo nella guerra di Successione
Austriaca nel 1742 ebbe forti ripercussioni sul Consiglio di Tori-
no, chiamato a gestire una situazione assai complessa che, se le
vicende belliche avessero preso una piega negativa per le armi
sabaude, avrebbe potuto prevedere anche un nuovo assedio della
capitale
31
.
Mi pare importante che fra il 1742 e il 1743 Carlo Emanue-
le III abbia dato ampio spazio nelle cariche del comune ad espo-
nenti della Compagnia. Nel giugno del 1742 egli affidò al mar-
chese Reminiac d’Angennes il comando delle milizie urbane:
come si è visto, il marchese era confratello sin dal 1709 e nel
1731
era entrato in Compagnia anche il figlio Carlo Eugenio
(1709-1775).
Nel gennaio 1743 veniva chiamato a svolgere la
funzione di sindaco di prima classe il conte Michele Angelo
Robbio di Varigliè (1695-1759), esponente d’una delle famiglie
di maggiore spicco della Compagnia (nelle cui fila era entrato
nel 1717) per tutto il XVIII secolo. Proprio il rapporto con la
Compagnia pare spiegare perché, sebbene fosse stato nominato
decurione solo nel 1739, gli fosse stata subito assegnata la cari-
ca di mastro di ragione – una delle più rilevanti e delicate – nel
1740.
Tra i confratelli/decurioni furono scelti anche due dei quat-
tro chiavari: Leopoldo Del Carretto di Gorzegno e Giuseppe
Angelo Ignazio Antonielli.
Nel luglio del 1743, poi, Carlo Emanuele III nominò il
nuovo vicario di città. La scelta cadde sul trentatreenne conte
Giustiniano Alfieri di San Martino (1710-1764), che avrebbe
mantenuto questa carica sino al 1750: un periodo insolitamente
lungo (di norma il mandato del vicario era di tre anni) e che non
ha eguali nel XVIII secolo
32
.
31
R
ICUPERATI
, 2002;
R
OCCI
, 2002.
32
B
ALANI
, 1987,
passim
.
138