grandi fiere
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di Lione e di «Bisenzone» (Besançon), dove,
sulla base dei loro corrispondenti praticavano il cambio
mediante lettera, speculavano sulle diverse quotazioni valuta-
rie, giocavano sulla liquidità delle monete e degli effetti com-
merciali, concludendo in questo modo affari vantaggiosi
94
.
Le
loro lettere di cambio viaggiavano in tutta l’Europa, dove
venivano scambiate regolarmente con un utile attestato intor-
no al 5%
95
.
Carlo Baronis e Lorenzo Georgis, inoltre, sempre per
conto del «negocio», tramite l’ampia rete dei loro agenti ordi-
navano acquisti, vendite, estinzioni di impegni finanziari.
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93
Le fiere divennero il luogo in cui, a scadenza trimestrale, parallela-
mente alla libera circolazione delle monete metalliche per il finanzia-
mento delle transazioni fieristiche, venivano scambiate le lettere di cre-
dito e legalizzato il deposito e l’interesse ad esso associato, e inoltre il
lucro sul cambio. Nel Medioevo la dottrina della Chiesa considerava
usura ogni forma di prestito a interesse, in base al principio che il dena-
ro fosse un bene improduttivo:
pecunia non parit pecuniam
.
Il risveglio,
che fra i secoli XII e XVI interessò la vita economica, provocò la cre-
scente necessità del ricorso al credito e mise in crisi le prescrizioni in
tema di usura. Sulla figura del mercante nel Medioevo e sulla liceità del
guadagno, cfr. L
E
G
OFF
, 1977,
in particolare pp. 3-5; I
D
., 1992;
T
ODESCHINI
, 2002.
94
Il valore del denaro e delle monete metalliche, e di conseguenza anche
quello dei titoli, non era sempre il medesimo nelle diverse città di fiera.
Ad esempio, se la piazza di Lione, in ragione dell’importanza dei capi-
tali che vi circolavano, dava il tono al mercato dei cambi, il tasso d’ar-
gento variava sulle altre piazze, a seconda della sua maggiore o minore
importanza, in rapporto al corso lionese. Per effetto di questa mancanza
di equilibrio tra i diversi mercati, operazioni straordinariamente redditi-
zie arricchirono le numerose società, che potevano giocare su queste dif-
ferenze. Anche Carlo Baronis e Lorenzo Georgis, utilizzando questo
cambio arbitrario, vendettero ad esempio a Lione, a Genova o
Francoforte, con grande profitto, i titoli acquistati ad Anversa o in
Spagna.
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AST, s.r.,
Camerale
,
PCF
,
reg. 1611 in 1612, c. 74; 242; reg. 1612, c. 89;
172;
reg. 1614 in 1615, vol. I, c. 64.