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si doveva accettare più nessuna figlia senza la sottomissione, eccetto quelle
della prima regola, e nel giugno dello stesso anno si ritornò sul problema per
sottolineare che colui che si impegnava doveva essere «persona sicura, e sol-
venda», aspetti che furono inseriti nei successivi regolamenti
147
.
L’esperienza fu utile nell’elaborazione dei primi regolamenti del De-
posito, in essi si stabilì fin da subito che «si dovrà essiggere una conveniente
sicurezza, per il pagamento della pensione di chi dovrà essere accettata» ma,
a differenza che al Soccorso, ciò doveva avvenire solo qualora fosse stata fatta
«
istanza per il ricovero di qualche persona, per altro degna dell’opera, ma in
circostanza tale che l’opera medesima non possa per se stessa supplire»
148
.
Intanto, al Soccorso, il problema continuò a persistere
149
.
Nel novem-
bre del 1700 dalla congregazione “tuonò” una nuova minaccia: se entro otto
giorni le figlie bisognose di vesti non ne fossero state provviste, sarebbero
state mandate a casa dai parenti, e ancora nel 1705 fu stabilito che «non si
accettino sottomissioni salvo in iscritto»
150
.
Dopodiché le tensioni sul proble-
ma si acquietarono. Fideiussori e famiglie probabilmente si mostrarono più
disciplinati nel rispetto delle disposizioni dell’opera, ma è probabile che tale
effetto sia stato determinato anche dall’elevamento della condizione sociale
delle internate.
Ma chi erano coloro che si assumevano il ruolo di fideiussore? Alcuni
casi, tra cui quello di Anna Margherita Scarona, che ebbe come fideiussore
uno zio, mettono in evidenza che non sempre le relazioni famigliari erano as-
senti, o giudicate non idonee a assumere l’impegno del pagamento della pen-
sione. In altri casi si coglie comunque fra la figlia e il fideiussore l’esistenza di
un legame, sebbene meno definito dal punto di vista della relazione parentale.
Si ricorda il caso già citato di Francesca Maria Omar, orfana e priva di beni,
entrata nel 1699, il cui fideiussore fu il padrino, Agostino Bellot, che poteva
147
ASSP, I,
Socc.
,
Ordinati
, 251,
ordinati del 4 febbraio 1685 e del 3 giugno 1685;
Tesauro, 1701**.
148
ASSP, I,
CSP
,
Repertori dei lasciti
, 161,
s.v.
«
Deposito»,
Regole degli amministratori della
Casa del deposito di San Paolo
,
Torino, Sinibaldo, 1688, punto 6.
149
Nel 1696 fu Anna Maria Pruna a entrare «non provvista di abiti e lingerie come do-
vrebbe» pertanto, si stabilì che prima di accettare le sottomissioni di una persona bisognava
prendere informazioni su di essa e quando si ammise in una piazza di seconda regola Anna
Margherita Scarona, nel settembre 1697, fu richiesto allo zio Salieto non solo l’impegno al
pagamento dei vestiti e del necessario per il tempo in cui sarebbe rimasta nell’istituzione,
ma anche della pensione relativa al tempo in cui era stata pensionaria, evidentemente senza
che fosse effettivamente pagata la pensione (ASSP, I,
CSP
,
Repertori dei lasciti
, 163,
s.v.
«
Soccorso»;
Socc.
,
Ordinati
, 251,
ordinato del 30 novembre 1696).
150
ASSP, I,
CSP
,
Repertori dei lasciti
, 163,
s.v.
«
Soccorso», ordinati del 29 novembre 1700 e
del 27 gennaio 1705.