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LA VIGNA DI MADAMA REALE
MARIA CRISTINA DI FRANCIA
Popolano la collina animali esotici e alpe-
stri, cervi, camosci, caprioli, stambecchi e -
occasione di stupore e di giochi - timidi orsi
e infreddoliti leoni.
Parco e villa, ancora nel corso dei lavori,
subiscono riduzioni e trasformazioni. Del
progetto originario, non compiutamente
realizzato, G. Tommaso Borgonio, celebre
calligrafo e cartografo di corte, ha lasciato
due tavole, in cui dilata gli spazi, inventa
architetture, interpreta intenzioni, docu-
menta desideri. Più fedele resta il Borgonio
in alcune scene teatrali del 1681 in cui,
sullo sfondo del palcoscenico, si affacciano
a sinistra la Vigna di Madama Reale e di
fronte il Castello del Valentino mentre, in
primo piano, l’interno del Teatro Regio si
affolla di ben stemmata nobiltà.
Una villa fastosa anche negli interni, per
ricchezza di arredo e affreschi, per dovizia
di stucchi e dorature, argenti e legni prezio-
si, arazzi e tappezzerie.
Qui, così come nel Castello del Valentino
per opera dell’erudito Emanuele Tesauro e
di Filippo d’Agliè, nell’affollamento dell’or-
nato, bande e veli offrivano dipinti florilegi
di metafore preziose, concettose acrobazie
di arguzie, capricciosi arabeschi di inven-
zione, compiaciuti
bouquets
di incantate
allusioni amorose dedicate a Maria Cristina.
Filippo d’Agliè, “Filindo il Costante,
Accademico Solingo”, della Vigna ha
lasciato compiuto ricordo ne
Le Delitie,
Relatione della Vigna di Madama Reale
Christiana di Francia, Duchessa di Savoia,
Regina di Cipro, posta sopra i Monti di
Torino
,
Torino 1667.
Quest’opera, “iniziata per comando, pro-
seguita per debito”, conclusa poco prima
di morire, ripropone, attraverso la Vigna,
l’apoteosi dinastica della Casa Sabauda e
di Francia, rivissuta nel segreto rimpianto
di un Eden perduto in cui storia, affetti,
arte, poesia, natura trovano collocazione.
Ornavano le sale grandi tele e affreschi,
ora dispersi o perduti, che illustravano epi-
sodi della vita e delle virtù di Maria Cristina
-
matrimonio, reggenza, difesa della città,
pace raggiunta - e, specularmente, rappre-
sentazioni esemplari del mondo naturale,
fronde, fiori e frutti; fonti e fiumi; mari; il
corso delle stagioni; caccia e pesca.
Con la morte di Maria Cristina, nel 1663,
la Vigna alterna brevi possessi dei Duchi e
di pie istituzioni, tra cui l’Ospedale di
Carità di Torino, fondato dalla Compagnia
di San Paolo nella prima metà del Seicento.
All’inizio del Settecento, durante l’inva-
sione francese, la Vigna viene eletta per tre
anni a quartiere militare del marchese di
Pianezza, Luogotenente generale della
Cavalleria piemontese. La collina è messa a
fuoco dai francesi; centocinquanta ville
vengono distrutte; la Vigna non subisce
danni rilevanti.
Dal 1729 al 1798 la proprietà, ridotta nei
confini, è sede estiva della Congregazione
dei Padri Missionari di San Vincenzo de’
Paoli. Una radicale trasformazione del
palazzo e dei giardini muta lo stesso orien-
tamento della villa, in origine rivolto signi-
ficativamente verso il Castello del
Valentino. La Villa oggi esistente è il frutto
della ristrutturazione del corpo di fabbrica