elegante e sobria, degna del suo rango di
figlia di Re e vertice del Ducato con cui si
identifica. Segue i lavori di persona; ispezio-
na, discute ogni particolare, consiglia, pre-
tende, sceglie. Fornaci di mattoni sorgono in
loco, cave di sabbia e cave di pietra; sono
necessari imponenti movimenti di terra per
le fondamenta e la stabilità dei giardini.
La Vigna, abitata da Maria Cristina negli
ultimi dieci anni della sua vita, si arricchi-
sce di ombrose allee e di magnifici spazi;
giardini a più livelli vengono collegati tra
loro e con la Villa da grandi scalee di
marmo, e si adornano di statue, obelischi,
fontane, giochi d’acqua, porticati ed esedre.
Maria Cristina trasfonde nella splendida
cornice della Vigna il senso di natura e apre
alla fantasia labirinti, boschi, “teatri di ver-
zura”, grotte di “Citroni, Cedri e Naranci”.
Mille echi ritroviamo qui del mondo miti-
co e ingegnoso di Giovan Battista Marino,
ben noto alle corti del Piemonte e della
Francia; il piacere inteso come arte, stimolo
all’alta fantasia e all’immaginazione: la
vista sui grandi panorami in fuga sino alle
Alpi; il profumo dei mille fiori a ghirlanda, e
dei pergolati; il sapore dei frutti a piena esta-
te; il calore del sole e dei sentimenti, che
ella tanto ricerca, e qui finalmente trova.
I giardini all’italiana richiamano sì all’or-
dine dei pensieri, alla misura dei sentimen-
ti, ma alla deroga invitano le fughe di ter-
razzi, portici, logge, verso spazi più liberi e
giardini segreti.
16
LA VIGNA DI MADAMA REALE
MARIA CRISTINA DI FRANCIA
5.
Tommaso Borgonio, Il Castello del Valentino e Vigna di Madama Reale, scena per il Prologo del
Lisimaco
,
rappresentato al Teatro Regio di Torino, 1681. Torino, Biblioteca Nazionale.