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L’Albosco, a sua volta, probabilmente appena entrato
nella Certosa di Pavia, aveva fatto testamento, il 7 dicembre
1564,
ove stabiliva:
presbiteris Societati et Collegio Nominis Jesu communiter appellatis
Jesuitae ex quibus collegium unum habetur in civitate Montis Regalis
ad finem et causam erigendi et costituendi unum collegium et forman-
dum ex ipsis religiosis constans saltem ex numero decem aut octo in
ipsa civitate Taurini et domo propria, solventibus tamen ipsis Jesuitis
et exbursantibus ante ingressum et effectualem possessionem domus
ipsius scutos quattuor centum auri ducatus Sabaudiae predictis patri,
matri et fratri heredibus institutis.
L’avvocato aveva, ancora, il padre Matteo, la madre
Giorgina, un fratello Raffaele. Ad esecutori testamentari
erano nominati sette sanpaolini: il già citato Giovanni Tom-
maso Isnardi conte di Sanfrè, nobile astigiano, laureato in
legge, a lungo in servizio presso la corte, testimoniato nella
società dal 1581 al 1583
64
,
l’avvocato Giovenal Pasero
65
,
64
Il testamento dell’Albosco è in AST,
Conventi soppressi
,
m. 457. Gio-
vanni Tommaso Isnardi, tra i primi sanpaolini, è ricordato dal Possevi-
no in una lettera al padre Giacomo Lainez, da Nizza, 9 febbraio 1560
(
S
CADUTO
, 1959,
p. 97) in questo modo: «studiando in Bologna fre-
quentava i santissimi sacramenti et amicissimo della Compagnia, del
quale il padre M. Francesco Palmio scrisse a Roma». Nella lettera del
padre Francesco Palmio al Lainez, Bologna 7 ottobre 1559, si legge:
«
Tra poco verrà a Roma il M. Giovanni Thomaso piemontese, di casa
illustre e di virtudi illustrissimo. Questi per molti anni m’è stato figliolo
spirituale e si confessava e si comunicava ogni otto giorni: ci ha fatte
molte elemosine e qua lo teniamo come di casa e ama molto di cuore la
Compagnia e credo,
si non esset unicus patri
,
che si faceva de’ nostri».
Dopo aver ricordato i favori ricevuti dal padre dal re Enrico II e le
strette relazioni di Giovanni Tomaso con il duca e la corte sabauda,
continua: «Lui tiene animo di introdurre la Compagnia nel suo paese e
gli potrà provvedere de un buon collegio, oltre il favore che da lui se ha
da sperare presso detto duca, nella cui corte credo che lui starà ...»
(
S
CADUTO
, 1959,
p. 97, nota 10).
65
Risulta essere legato alla Compagnia e lo Scaduto osserva che «era
gesuita almeno di cuore», non potendo entrare nell’ordine perché spo-
sato (S
CADUTO
, 1974,
p. 429).