ammirazione e di appoggio all’ordine di sant’Ignazio da parte
di persone che avranno contatti, poi, a titolo diverso, con la
Compagnia, già coltivando un impegno spirituale, come la fre-
quenza dei sacramenti, sollecitato anche dagli stessi gesuiti
61
.
3. «
T
IBI SCRIBO
C
ATHOLICO
»
Un documento, che ci permette di analizzare più in pro-
fondità l’animo dell’Albosco, è la lettera inviata ad Aleramo
Becuti, dalla Certosa di Pavia, il 22 dicembre 1564, per con-
vincere l’anziano nobile e riconosciuto concittadino a di-
sporre dei suoi beni a favore dei gesuiti
62
.
Attorno a quel
testo, forse richiesto all’Albosco dai sanpaolini e, attualmen-
te, non rintracciabile, ma pubblicato dal Tesauro, si creò una
leggenda, soprattutto per il comportamento del Becuti, che,
avendolo in un primo tempo trascurato, ne fu quasi prodi-
giosamente coinvolto in una sua più responsabile lettura e in
una decisiva, conseguente applicazione delle esortazioni ivi
espresse
63
.
Indubbiamente un tale racconto o tradizione,
fatta propria dal Tesauro, ha più modi di interpretazione,
come va spiegata la riluttanza del nobile torinese nel fare le
donazioni al Collegio, donazioni che avrebbero dovuto risul-
tare complementari al legato testamentario dell’Albosco ed
essere necessarie per avviarne la fondazione, in ottemperan-
za alle richieste delle costituzioni dell’ordine.
114
61
Già il Pingon verso il 1545 aveva fatto gli esercizi spirituali a Parigi ed
era amico del Nasi e del padre Ludovico De Coudret, gesuita savoiardo
legato anche al duca Emanuele Filiberto (S
CADUTO
, 1959,
p. 102).
62
È trascritta in T
ESAURO
, 1658,
pp. 95-104. Sui rapporti tra il Becuti e
l’Albosco, si veda la scheda
Casa Becuti
,
in
Indice cronologico univer-
sale-1686
,
cc. 21-22, in AST, s.p.,
Conventi soppressi
,
m. 449.
63
T
ESAURO
, 2003,
pp. 149-155.