cui Giovanni Pietro Calcagno
51
,
tra i più ricchi possidenti
della città, mentre altri si faranno religiosi tra i cappuccini, i
certosini e i gesuiti. La Compagnia era, pertanto, anche
fomite di un sentire religioso in gran parte gravitante e ben
presto assorbito sotto la direzione dell’ordine di sant’Ignazio
e degli esponenti del Collegio torinese attraverso la figura
del direttore spirituale.
Del resto un testo fondamentale della spiritualità, pietà
e devozione dei primi confratelli, a lungo da loro utilizzato,
furono le
Devote considerazioni sovra ’l Santissimo Sacra-
mento distribuite per ciascuna domenica dell’Anno, raccolte
da diversi autori dal Molto Reverendo Padre Pietro da Quin-
ziano dell’Ordine de’ Predicatori
,
primo padre spirituale
della Società. Si trattava di una raccolta di “punti” da medi-
tare di domenica in domenica, caratterizzati da un intenso
senso di unione con Dio, di partecipazione profonda alla sua
realtà umana e divina, al suo mistero di coabitazione con
l’uomo e di meraviglioso legame tra la grandezza dell’uma-
nità e della divinità del Cristo e le nostre fragili miserie, di
forza, di carità e di comunione al modo «degli antichi cristia-
ni, de’ quali dice la scrittura ch’erano tutti un cuore ed un’a-
nima»
52
.
Quest’ultima indicazione facilmente rimanda a
quanto scriveva il Possevino al Lainez, da Chieri, il primo
marzo 1563:
108
51
T
ESAURO
, 2003,
p. 136.
52
T
ESAURO
, 1658,
pp. 59-69. Che la Compagnia fosse, ormai, piena-
mente assorbita dall’ambiente e dalla cultura dei gesuiti lo rivela anche
il fatto che, pur essendo il Quinziano tornato a Torino, non ebbe più
rapporti con l’istituzione. In una lettera di Scipione Rebiba al nunzio
Vincenzo Lauro (Roma, 6 maggio 1570) si prega di far venire a Roma
il padre Quinziano, già inquisitore a Pavia, perché il papa voleva cono-
scere di presenza alcune cose (F
ONZI
, 1960,
p. 258). Nessun rimando,
sembra, ai rapporti tra sanpaolini e convento domenicano in
Dal con-
vento alla città
, 1995.