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di un anno poiché nel giugno 1682, avvicinandosi la scadenza dell’anno, la
congregazione sentì l’esigenza di annotare la decisione di tenerla per altri tre
mesi. È possibile che nel corso del Settecento, conformemente alla tendenza
generale, i tempi si siano allungati anche per le cattolizzate, ma i dati non ci
consentono di verificarlo. Anche per le cattolizzate, inoltre, era prevista la di-
stribuzione di doti matrimoniali e monacali. Nel 1717 ad esempio, Anna Ma-
ria Elena Antonia uscì con una dote Moja corrispondente a 174 lire e l’anno
successivo la stessa dote fu data a Maria Teresa di Sant’Agnes, già assistente
nell’opera e destinata a divenire monaca nel monastero dell’Annunciata di
Pancalieri
126
.
Certamente, la possibilità di ricevere aiuti per l’ingresso, il paga-
mento della pensione da parte di personalità influenti e persino, in altri casi,
risultare come pensionarie a carico dell’Ufficio pio, conferma anche per le
cattolizzate una provenienza sociale non plebea e analoga a quella che si vie-
ne delineando per le altre giovani del Soccorso. Colpisce ad esempio il caso
di Cecilia Maria Serena
127
che risulta come pensionaria a carico dell’Ufficio
pio, l’organismo impegnato nell’aiuto ai poveri vergognosi. Pertanto il dato è
indice di un’estrazione sociale certo non popolare.
2.4
Lo “stato di famiglia”
Benché nei primi decenni di vita del Soccorso lo stato di orfana di padre
non fosse previsto fra i requisiti richiesti per l’ammissione, già nelle regole
pubblicate dal Tesauro nella prima edizione della sua opera, esso compare
come condizione per accedere sia alle piazze della regola antica che a quelle
della nuova
128
.
La mancanza della tutela maschile era infatti considerata peri-
colo di per sé per l’onestà della fanciulla. Inizialmente, l’applicazione della re-
gola fu piuttosto rigida. Ne pagò le conseguenze Giovanna Francesca Teresa
Bastera, che, entrata nel giugno 1681, fu licenziata dopo tre mesi perché aveva
il padre vivente
129
.
Nella seconda metà del Seicento l’unico caso di ammis-
sione in cui è annotato il padre come vivente è quello della giovane Peretta,
entrata nel 1687 in una piazza di prima regola. Il padre vive però all’ospedale
in un letto per incurabili e non può evidentemente esercitare a pieno il suo
ruolo. In altri casi però, nemmeno un padre giudicato «uomo inutile, o che sia
assente dalla città» fu sufficiente per l’ammissione
130
.
126
ASSP, I,
CSP
,
Bilanci
, 33,
conti del Soccorso.
127
ASSP, I,
CSP
,
Bilanci
, 32
e 33, conti del Soccorso.
128
Tesauro, 1657, p. 53.
129
ASSP, I,
Socc.
,
Ordinati
, 251,
ordinato del 21 settembre 1681.
130
ASSP, I,
CSP
,
Repertori dei lasciti
, 163,
s.v.
«
Soccorso», ordinati del 21 settembre 1681 e
del 6 gennaio 1687;
Socc.
,
Ordinati
, 251,
ordinato del 23 gennaio 1687.