133
231
ASSP, I,
CSP
,
Lasciti
, 93,
fasc. 83/5.
232
ASSP, I,
Socc.
,
Ordinati
, 251.
233
Ibidem
.
234
Ibidem
.
235
ASSP, I,
Socc.
,
Ordinati
, 251;
CSP
,
Repertori degli ordinati
, 27,
s.v.
«
Soccorso»;
Repertori
dei lasciti
, 163,
s.v.
«
Deposito»;
Dep.-Forz.
,
Ordinati
, 252.
in dote, le avrebbero potuto consentire un matrimonio di tutto rispetto, nella
prima metà del XVIII secolo
231
.
A volte, il percorso che conduceva all’acquisizione di una piazza per-
petua era lungo e tortuoso. Ludovica Reviglio ad esempio, entrò al Soccorso
come pensionaria intorno alla metà del XVIII secolo e visse una condizione
che possiamo definire di “precarietà permanente”. Quando ormai aveva su-
perato i trent’anni, nel 1771, le fu concessa una piazza Crosa vacante, solo
per il tempo in cui sarebbe restata tale; e nel 1781, in seguito alla riduzione di
tali piazze, le fu data una piazza temporanea in attesa che se ne liberasse una
perpetua, poiché avendo occupato la piazza Crosa dopo i trent’anni, «le si era
dato a credere di averla resa perpetua per lei». Intanto Ludovica, in questa
permanenza prolungata ma sempre mantenuta sotto una veste di tempora-
neità, aveva raggiunto i 42 anni e assunto il ruolo di ascoltatrice e portinaia
232
.
Il coinvolgimento delle internate che godevano della piazza perpetua nella
gestione della vita comunitaria era infatti una prassi consolidata, che avveniva
attraverso la distribuzione di incarichi di vario tipo:Angela Maria Franceschi-
no, che entrò nel 1765 ormai sedicenne, ottenne una piazza perpetua nel 1779,
quando fu nominata sacrestana
233
.
Analogamente, Maria Giovanna Avandera, ammessa nel 1758 in una
piazza di nuova regola, dopo che la congregazione rese perpetua la piazza che
occupava ebbe l’incarico di insegnare a leggere e a scrivere
234
.
A volte il coinvolgimento negli incarichi interni avveniva ancor prima
del raggiungimento di una sistemazione definitiva. Questo certamente pote-
va favorire le dirette interessate, perché le istituzioni erano poi attentissime a
tenere coloro che ritenevano più utili, soprattutto quando si trattava di piaz-
ze a spese dell’opera. Il fatto di occupare una piazza privata, piuttosto che a
spese dell’istituzione, giocava quindi a favore di coloro che volevano resta-
re. Attraverso gli incarichi ricoperti poteva poi aprirsi una sorta di carriera
interna, che da incarico a incarico avrebbe potuto condurle fino al ruolo di
sottomadre. La già citata Maria Giovanna Avandera divenne sottomadre nel
1776,
e Ludovica Presbitera, entrata alle Convertite nel 1754, svolse i compiti
di assistente alla porta e alle commissioni esterne, insieme a quello di insegna-
re alle figlie a fare i conti, dal 1758 al 1772, anno in cui divenne sottomadre
235
.